Dunque, eravamo rimasti al “domandone”: quale lavoro mi piacerebbe fare?
E qui sorge il primo problema.
Già, perché, a meno che io non abbia quella che si dice una vocazione specifica, spesso e volentieri le persone passano dalla scuola al lavoro senza sapere bene cosa andranno a fare. A volte si tratta di una scelta dettata dal caso (uno stage, un contatto di famiglia, etc.), soprattutto per quei percorsi di studio che non sono specialistici (e qui dovremmo aprire una parentesi sul come si sceglie il percorso universitario…).
Sta di fatto che ci ritroviamo a lavorare in un contesto dove, per un po’ di anni, tiriamo avanti senza farci troppe domande. Il lavoro è nuovo, tante cose da imparare, in parallelo procediamo nella costruzione magari di una famiglia. Ufficio-casa-marito-figli: il tempo passa senza che ce ne accorgiamo e poi…
Poi ci ritroviamo senza lavoro perché l’azienda chiude oppure – e questa è la grande maggioranza dei casi che mi si presentano – arrivo a quarant’anni, i figli sono grandi, il matrimonio magari è andato a carte e quarantotto e io non trovo più un senso in quello che faccio. E vorrei tanto trovare un lavoro che mi piace ma … ma non so bene cosa vorrei fare.
Allora i casi sono due: ho un’illuminazione, decido di trasformare una passione coltivata finora nel privato in un lavoro, oppure devo affrontare un viaggio che mi porti a rileggere la mia vita professionale e personale facendo emergere quello che è nascosto ai miei occhi. Vale a dire i miei talenti, la mie passioni, le mie competenze. Tutto quello che, per diverse ragioni, non ho mai guardato da vicino oppure che ho scelto di ignorare perché scomodo, non coerente con le aspettative altrui, troppo osè per me, abituata a starmene in una comfort-zone protetta.
Lo strumento che può rappresentare il canovaccio, la linea-guida da percorrere è proprio il nostro cv.
Ma come si lavora sul cv? Vai alla prossima puntata.