Esercizi

JOB HELP: come trovare un lavoro che ti piace | prima puntata

Il titolo è azzardato, lo so. Ma in un mondo in cui di lavoro ce n’è veramente poco e cercarlo costa tempo e fatica, tanto vale cercare qualcosa che ci piaccia veramente. Cambiare lavoro, trovare lavoro… è un tema davvero caldo di questi tempi e spesso mi ci sono trovata a trattarlo con i miei clienti. Tanto che Job-Help è il nome anche di un brevissimo percorso che offro a titolo promozionale a chi desidera approcciarsi al tema in modo un po’ diverso. E volentieri vado in giro a condividere quello che ho imparato e capito sui presupposti fondamentali per fare una scelta lavorativa. Lavorando su questo tema nel corso degli anni – e lavorando io stessa, in diverse realtà aziendali – mi sono resa conto di quanto sia importante fare qualcosa che ci soddisfi. Passiamo sul lavoro gran parte della nostra vita e svolgere un lavoro qualunque alla fine ci rende profondamente scontenti, non realizzati. Ci fa sentire di buttare via il nostro tempo. Certo, se il mio bisogno primario è quello di magiare e pagare le bollette, accetterò qualunque cosa. Ma, una volta soddisfatto il bisogno primario, mi troverò a sentire forte il bisogno di autorealizzazione. La piramide dei bisogni Maslow insegna. Dunque, un colpo al cerchio e uno alla botte: teniamo fermo l’obiettivo di costruire la nostra strada professionale nella direzione che sentiamo nostra, senza perdere di vista il dato di realtà di dover portare a casa i soldini ogni mese. Troviamo pure un lavoro qualunque, ma dedichiamo del tempo a perseguire il nostro scopo. Tre sono i passaggi sui quali lavoro con i miei clienti. La definizione degli obiettivi, la scrittura o ri-scrittura del curriculum vitae, le azioni da pianificare. La prima domanda è dunque: quale lavoro mi piacerebbe fare? E qui sorge il primo problema…. vai alla prossima puntata!

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JOB HELP: come trovare un lavoro che ti piace | seconda puntata

Dunque, eravamo rimasti al “domandone”: quale lavoro mi piacerebbe fare? E qui sorge il primo problema. Già, perché, a meno che io non abbia quella che si dice una vocazione specifica, spesso e volentieri le persone passano dalla scuola al lavoro senza sapere bene cosa andranno a fare. A volte si tratta di una scelta dettata dal caso (uno stage, un contatto di famiglia, etc.), soprattutto per quei percorsi di studio che non sono specialistici (e qui dovremmo aprire una parentesi sul come si sceglie il percorso universitario…). Sta di fatto che ci ritroviamo a lavorare in un contesto dove, per un po’ di anni, tiriamo avanti senza farci troppe domande. Il lavoro è nuovo, tante cose da imparare, in parallelo procediamo nella costruzione magari di una famiglia. Ufficio-casa-marito-figli: il tempo passa senza che ce ne accorgiamo e poi… Poi ci ritroviamo senza lavoro perché l’azienda chiude oppure – e questa è la grande maggioranza dei casi che mi si presentano – arrivo a quarant’anni, i figli sono grandi, il matrimonio magari è andato a carte e quarantotto e io non trovo più un senso in quello che faccio. E vorrei tanto trovare un lavoro che mi piace ma … ma non so bene cosa vorrei fare. Allora i casi sono due: ho un’illuminazione, decido di trasformare una passione coltivata finora nel privato in un lavoro, oppure devo affrontare un viaggio che mi porti a rileggere la mia vita professionale e personale facendo emergere quello che è nascosto ai miei occhi. Vale a dire i miei talenti, la mie passioni, le mie competenze. Tutto quello che, per diverse ragioni, non ho mai guardato da vicino oppure che ho scelto di ignorare perché scomodo, non coerente con le aspettative altrui, troppo osè per me, abituata a starmene in una comfort-zone protetta. Lo strumento che può rappresentare il canovaccio, la linea-guida da percorrere è proprio il nostro cv. Ma come si lavora sul cv? Vai alla prossima puntata.

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JOB HELP: come trovare un lavoro che ti piace | terza puntata

Come possiamo lavorare sul nostro cv utilizzandolo come strumento per chiarire i nostri obiettivi? Si tratta di prenderlo in mano con uno sguardo completamente nuovo. Si tratta di riscrivere la nostra storia professionale indipendentemente dalle “etichette” che il contesto lavorativo ci ha appiccicato addosso e che dobbiamo “aprire” per guardare, sotto all’etichetta, chi noi siamo. Significa farci guidare nel vedere realmente quello che facciamo, rimasticandolo pezzo per pezzo per vedere se lì sotto c’è una mera competenza tecnica, un talento vero e proprio, espresso o potenziale, per guardare anche i nostri punti deboli. Sì, perché riscrivere la nostra storia professionale in questo modo significa anche preparare il terreno per poi identificare che cosa mi manca perché io possa fare ciò che mi piace fare, che vorrei fare. E’ un lavoro da certosini, lo so, e a volte è difficile perché si tratta di soffermarci su quello che diamo per scontato. L’arte, qui, è quella di farsi domande, tante, tantissime domande. Puntigliose e noiose. Ripercorrendo la nostra quotidianità passo passo. Ma poi…quando scopro che so fare qualcosa bene, che quando faccio quel determinato tipo di lavoro sono veramente soddisfatta, che i miei colleghi danno per scontato che, se io faccio quella cosa, la faccio bene… beh, è bello! Individuare, alla fine, i miei talenti, le mie competenze, le mie capacità, mi consente di definire con chiarezza alcuni punti fermi. Primo, se ho già un’idea in mente, di verificare se quello che possiedo è coerente con quello che vorrei fare. Secondo, mi permette di escludere alcune possibilità, di restringere il campo. Come su una mappa, se non ho una meta ancora precisa, inizio ad escludere tutto ciò che non mi interessa o che davvero non è alla mia portata. Terzo, mano a mano che procedo e inizio a vedere una meta o delle possibili mete, posso iniziare a capire quale forma finale dovrà avere la mia carta d’identità professionale. CV classico, lettera di presentazione, profilo multimediale, visual cv, etc. A seconda del mio mercato di riferimento, degli interlocutori, il mio profilo professionale può assumere diverse forme ma deve essere qualcosa nel quale mi sento comoda. Devo potermi riconoscere: nello stile, nel contenuto, nell’estetica. Qui lo scoglio da superare è spesso il desiderio di voler piacere a tutti, la pulsione a fare qualcosa di così neutro da non essere sgradito a nessuno. Ma non è una strada che paga il più delle volte. Perché – ed è questo il rovescio della medaglia – il mio cv sarà uguale a mille altri cv. A questo punto, avendo chiaro il mio obiettivo e con in mano il mio personalissimo profilo, dovrei essere pronta per passare all’azione. Come? Te lo dico nella prossima puntata.

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JOB HELP: come trovare un lavoro che ti piace | quarta puntata

Adesso dovrei essere pronta a delineare la strategia di approccio al mercato, a dare tempi ed obiettivi concreti alle mie azioni. Cercare lavoro è un lavoro, non dimentichiamolo. Ci richiede competenze anche nell’utilizzo di quello che la Rete ci mette a disposizione. Un esempio su tutti è quello di Linkedin ma non è il solo. Dipende dal mestire che facciamo, dal contesto geografico nel quale ci muoviamo, e, di norma, uno dei primi passi è proprio quello di indivisuare social, siti, gruppi che fanno al caso mio. Il passaggio all’azione è una fase spesso molto delicata, nella quale possono emergere criticità nascoste, resistenze che possiamo sperimentare solo quando intraprendiamo una strada. Ad esempio, preparo tutto, organizzo tutto e poi— poi sto ferma. Non mi muovo. Non faccio. C’è sempre una scusa pronta, un imprevisto, qualcosa che mi impedisce di portare avanti il mio programma. A volte l’imprevisto c’è davvero ma a volte – spesso a dire il vero – spostiamo all’esterno quella che è una nostra resistenza interna. E’ una buona occasione per scoprire che cosa ci blocca. E qui il discorso si fa estremamente personale: ognuno di noi ha esperienze e credenze su di sè e sul mondo (vedi ad esempio le profezie che si autoavverano), ognuno di noi ha paure e timidezze che hanno storie diverse. Ostacoli che non vediamo ma che – di fatto – condizionano la nostra vita e che richiedono un grande esercizio di consapevolezza per essere portati alla luce e affrontati con il dovuto rispetto. Un’ultima parola la spendo sullo sconforto che sopraggiunge quando le mie azioni non vanno a buon fine, quando tutto finisce in nulla, una volta, due volte, dieci volte. Perché il mercato è quello che è e noi possiamo avere il controllo fino a un certo punto. Come si fa a non arrendersi? Il suggerimento è quello di cercare degli alleati che possano rappresentare la vostra personale riserva di motivazione, alla quale attingere quando non ce la fate più da soli. Buon lavoro!

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