Come possiamo lavorare sul nostro cv utilizzandolo come strumento per chiarire i nostri obiettivi?
Si tratta di prenderlo in mano con uno sguardo completamente nuovo. Si tratta di riscrivere la nostra storia professionale indipendentemente dalle “etichette” che il contesto lavorativo ci ha appiccicato addosso e che dobbiamo “aprire” per guardare, sotto all’etichetta, chi noi siamo.
Significa farci guidare nel vedere realmente quello che facciamo, rimasticandolo pezzo per pezzo per vedere se lì sotto c’è una mera competenza tecnica, un talento vero e proprio, espresso o potenziale, per guardare anche i nostri punti deboli.
Sì, perché riscrivere la nostra storia professionale in questo modo significa anche preparare il terreno per poi identificare che cosa mi manca perché io possa fare ciò che mi piace fare, che vorrei fare.
E’ un lavoro da certosini, lo so, e a volte è difficile perché si tratta di soffermarci su quello che diamo per scontato.
L’arte, qui, è quella di farsi domande, tante, tantissime domande. Puntigliose e noiose. Ripercorrendo la nostra quotidianità passo passo.
Ma poi…quando scopro che so fare qualcosa bene, che quando faccio quel determinato tipo di lavoro sono veramente soddisfatta, che i miei colleghi danno per scontato che, se io faccio quella cosa, la faccio bene… beh, è bello!
Individuare, alla fine, i miei talenti, le mie competenze, le mie capacità, mi consente di definire con chiarezza alcuni punti fermi.
Primo, se ho già un’idea in mente, di verificare se quello che possiedo è coerente con quello che vorrei fare.
Secondo, mi permette di escludere alcune possibilità, di restringere il campo. Come su una mappa, se non ho una meta ancora precisa, inizio ad escludere tutto ciò che non mi interessa o che davvero non è alla mia portata.
Terzo, mano a mano che procedo e inizio a vedere una meta o delle possibili mete, posso iniziare a capire quale forma finale dovrà avere la mia carta d’identità professionale.
CV classico, lettera di presentazione, profilo multimediale, visual cv, etc.
A seconda del mio mercato di riferimento, degli interlocutori, il mio profilo professionale può assumere diverse forme ma deve essere qualcosa nel quale mi sento comoda.
Devo potermi riconoscere: nello stile, nel contenuto, nell’estetica.
Qui lo scoglio da superare è spesso il desiderio di voler piacere a tutti, la pulsione a fare qualcosa di così neutro da non essere sgradito a nessuno. Ma non è una strada che paga il più delle volte. Perché – ed è questo il rovescio della medaglia – il mio cv sarà uguale a mille altri cv.
A questo punto, avendo chiaro il mio obiettivo e con in mano il mio personalissimo profilo, dovrei essere pronta per passare all’azione.
Come? Te lo dico nella prossima puntata.