A volte capita che accessori, make-up, abiti e scarpe si trasformino in aiutanti magici che ci aiutano a tirare fuori risorse che teniamo nascoste.
Ho parlato di questo tema qualche tempo fa, nell’ambito di un’iniziativa di IBM che – in parallelo ad una mega ricerca – ha organizzato uno spazio in Via della Spiga dove ha intervistato esperti e non sul tema della moda (I dati sono fashion).
No, non è un via-libera allo shopping compulsivo nel Quadrilatero milanese, ma una riflessione seria sugli strumenti che possono aiutarci a far venire alla luce risorse e aspetti di noi che – per mille ragioni – restano nascosti. Ma ci sono.
Il punto è proprio questo: scoprire quello che è già dentro di noi e non travestirsi da qualcun altro. Già, perchè il rischio è quello di vestire i panni di ciò che non si è, di sentirsi a disagio, di percepire l’incoerenza profonda tra il guscio e la polpa.
Quante volte ci capita di farci influenzare dall’amica, dalla commessa, dal fidanzato e di comprare qualcosa che poi resta inutilizzato nell’armadio perchè con quel vestito “non ci sentiamo noi stesse”.
Si tratta invece di cambiare prospettiva, guardare noi stesse, sentire che cosa vorremmo esprimere forse meglio e scegliere l’”aiutante magico” che, a seconda delle circostanze, ci aiuterà a far emergere e a dare visibilità a quella parte di noi che è lì, appena sotto la superficie, e aspetta solo di essere una risorsa a nostra disposizione.
In fin dei conti, se Cenerentola non fosse stata dentro di sè una principessa e non una sguattera, la scarpetta di cristallo a poco sarebbe servita….